Il piccolo Rei, lasciato in un canile dal suo proprietario, si è lasciato morire di tristezza.
Ci sono storie che non si dimenticano, perché riescono a toccare le corde più profonde dell’anima. Una di queste è quella del piccolo Rei, un cane dal cuore grande che ha conosciuto la parte più crudele dell’essere umano: l’abbandono.
Rei aveva solo pochi mesi di vita quando il suo proprietario ha deciso di lasciarlo in un canile, con la giustificazione di non poter più occuparsi di lui. Ma per Rei, quell’addio improvviso è stato un colpo troppo forte da sopportare. Nonostante le cure dei volontari, il cagnolino si è spento lentamente, consumato dalla tristezza e dal dolore di sentirsi tradito.
Piccolo Rei: da compagno fedele a cane abbandonato
Fino al giorno prima, Rei aveva una casa, una famiglia, una routine fatta di gesti semplici: una carezza, una passeggiata, uno sguardo che per lui significava amore. Ma poi tutto è cambiato. Il suo proprietario, per motivi non del tutto chiari, ha deciso di “rinunciare alla proprietà”, portandolo in un canile. Un termine che suona tecnico, quasi innocuo, ma che in realtà nasconde una forma di abbandono a tutti gli effetti.
Quel giorno, per Rei, il mondo è crollato. Si è ritrovato solo, chiuso in un box, senza più quei riferimenti affettivi che per un cane significano tutto. I volontari hanno cercato di consolarlo, di dargli affetto e attenzioni, ma la sua sofferenza era più grande di ogni parola, di ogni carezza.
Nei giorni successivi all’ingresso in canile, Rei ha smesso di mangiare. Si rifiutava di uscire dal box, ignorava persino le persone che cercavano di aiutarlo. Il suo corpo ha iniziato a cedere: enterite, dolori, diarrea. Tutti sintomi di un malessere fisico, ma soprattutto emotivo. Dopo una breve terapia, purtroppo, Rei non ce l’ha fatta. Si è lasciato morire, perché non riusciva più a sopportare la solitudine.

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Il suo cuore si è spento non per malattia, ma per mancanza d’amore. È morto con la testa appoggiata a terra, come se stesse ancora aspettando qualcuno che non sarebbe mai tornato. La storia di Rei ci ricorda che anche l’abbandono “legale”, quello effettuato tramite la rinuncia di proprietà, resta una forma di tradimento.
“Dopo mesi in cui gli animali sono stati la nostra compagnia durante i lockdown, molti di loro vengono ora abbandonati — ha ricordato il presidente dell’OIPA, Massimo Comparotto —. Le nostre guardie zoofile e i volontari sono impegnati ogni giorno a soccorrere questi animali traditi.”
La storia del piccolo Rei è un monito per tutti. Chi adotta un animale si assume una responsabilità che va oltre il tempo e le difficoltà. Se non si è più in grado di prendersi cura del proprio compagno a quattro zampe, esistono alternative all’abbandono: rivolgersi ai volontari, alle associazioni animaliste, ai rifugi che possono aiutare nella gestione o nel ricollocamento dell’animale.


